La Tenuta presidenziale di Castelporziano è aperta al pubblico con l’attivazione dei percorsi naturalistici, archeologici e storico artistici; i percorsi naturalistici seguono la stagionalità e, al fine di limitare l’impatto antropico sull’ecosistema, vengono aperti uno per volta.
La grande novità consiste nell’apertura del nuovo percorso naturalistico di Campo di Rota della lunghezza di quasi 3 chilometri, che offre ai visitatori paesaggi di particolare bellezza caratterizzati da aspetti naturalistici e geomorfologici incontaminati difficilmente rinvenibili in altri luoghi della Tenuta e del litorale Tirrenico.
Lungo il percorso è possibile visitare una sughereta naturale utilizzata in passato per l’estrazione di sughero, testimonianza di una pratica storica oramai confinata in pochissime aree nel bacino del mediterraneo. Anche dal punto di vista storico paesaggistico il percorso presenta aspetti di grande rilevanza. Lungo il tracciato si incrociano due fontanili storici utilizzati in epoca sabauda per i cavalli e gli animali al pascolo.
Il percorso offre al visitatore la possibilità di osservare varie tipologie di vegetazione e al tempo stesso, come per tutti gli altri itinerari, quella di conoscere alberi e arbusti e impararne le caratteristiche principali.
La durata complessiva di ciascun percorso include i trasferimenti e la sosta ristoro, durante la quale (dalle ore 12.30 alle ore 14.30 a seconda del percorso) è possibile usufruire del servizio bar-ristorante della Tenuta.
Ciascuna visita prevede anche la proiezione di un breve filmato introduttivo.
Durante tutti i percorsi sarà possibile prendere visione di opere, oggetti di arredo e istallazioni nell’ambito dell’iniziativa Quirinale contemporaneo.
Disponibile nel periodo primaverile ed autunnale.
La visita comprende: museo archeologico, Castello, residenza storica e salone dei trofei, Chiesa di San Filippo Neri, Coffee house e limonaia, giardino storico della Regina con gli antichi mosaici, roseto, antico fontanile, logge delle carrozze.
LUNGHEZZA: 930 mt lineari
Galleria fotografica
Disponibile nel periodo primaverile ed autunnale.
Dopo la visita del museo archeologico, con la navetta si raggiunge la località Tor Paterno per visitare la villa imperiale e l’acquedotto romano. Il percorso si snoda in diversi ambienti di interesse naturalistico della Tenuta.
Disponibili nel periodo primaverile ed autunnale.
Al fine di limitare l’impatto sull’area naturale protetta, le visite saranno effettuate a rotazione in 5 aree distinte: Capocotta, Malafede, Tor Paterno, Malpasso e Campo di Rota.
Gli itinerari proposti consentono al visitatore di conoscere i diversi ecosistemi tipici della Tenuta.
Tutti i percorsi naturalistici si concludono con la visita alla stazione di inanellamento e al Museo della Storia e della Natura di Castelporziano.
La durata complessiva dei singoli percorsi e la durata media dei relativi sentieri è indicata nelle corrispondenti schede.
Tra storia e natura il nuovo percorso naturalistico di Campo di Rota si snoda in un’area caratterizzata da un alto livello di biodiversità e con un’elevata valenza storico-paesaggistica.
L’azione antropica, esercitata fino all’immediato dopoguerra, ha plasmato molteplici forme di soprassuolo caratterizzate per la maggior parte da querceti misti di caducifoglie (con cerro farnia e farnetto) con sottobosco che vira da elementi tipici della macchia mediterranea a aree a prevalenza di carpino orientale. Lungo il percorso è possibile visitare una sughereta naturale utilizzata in passato per l’estrazione di sughero, testimonianza di una pratica storica oramai confinata in pochissime aree nel bacino del mediterraneo.
Proprio per la sua valenza naturalistica ed ambientale l’area è stata interessata sin dagli anni ’90 da una serie di ricerche ed indagini afferenti al programma di monitoraggio ambientale della Tenuta di Castelporziano.
Anche dal punto di vista storico paesaggistico il percorso presenta aspetti di grande rilevanza. Lungo il tracciato si incrociano due fontanili storici utilizzati in epoca sabauda per i cavalli e gli animali al pascolo; uno alla partenza del percorso (quello del Pepparello o più comunemente chiamato dei Kaki) ed uno in prossimità della fine (quello del Cerasolo).
Si sviluppa all’interno di un querceto misto invecchiato (cerro, farnetto) con carpino bianco, utilizzato in passato per la produzione di legname. Tutta l’area è stata oggetto di un importante intervento di recupero e riqualificazione ambientale avendo subìto, prima dell’acquisizione da parte della Presidenza della Repubblica, intense trasformazioni a fini speculativi. Particolarmente interessante l’osservazione del dinamismo in atto e della ripresa della vegetazione autoctona. Alcuni degli alberi più vetusti ospitano importanti specie di invertebrati legati al legno in decomposizione, tra cui anche alcune specie di interesse Comunitario.
Attraverso varie tipologie di querceti misti a prevalenza di cerro e farnetto, l’itinerario segue una delle rare vie di comunicazione che anticamente portavano a Capocotta, centro di leggende mitologiche e delle tradizioni poetiche dell’antica Ausonia. Gli alberi più vetusti ospitano importanti specie di invertebrati legati al legno in decomposizione.
Si svolge in un bosco d’alto fusto a dominanza di querce (cerro, farnetto, crenata, virgiliana, leccio), con maestosi esemplari di sughera testimoni di una loro antica coltivazione. Ai margini del bosco sono frequenti arbusti sempreverdi (fillirea, lentisco, mirto, erica, cisti). La riduzione delle attività forestali sta favorendo la ripresa della lecceta e della macchia mediterranea. L’ambiente nel suo insieme rappresenta un rifugio ottimale per cinghiali e daini. Di particolare interesse anche la fauna invertebrata e la flora erbacea tipica dei substrati sabbiosi aridi, con locali presenze di zone umide e piscine, frequentate da numerose specie di Rettili, Anfibi, Crostacei e Insetti. Data l’importanza floristica e faunistica, un settore del bosco è stato sottoposto a protezione integrale. Molto interessante anche il contatto con il settore agricolo dedicato al pascolo brado di bovini ed equini maremmani, testimonianza delle antiche attività agropastorali proprie dell’Italia centrale tirrenica.
L’itinerario, oltre alle testimonianze archeologiche dell’area di Tor Paterno, racchiude in poco spazio molti degli ambienti naturali presenti a Castelporziano. Si snoda attraverso leccete, pinete, macchia mediterranea e diverse tipologie di bosco di caducifoglie. Costeggia inoltre l’area umida più estesa della Tenuta sulle cui sponde crescono salici e pioppi e dove non è difficile osservare diverse specie di uccelli acquatici e palustri, alcuni rettili e anfibi acquatici, numerose specie di insetti e crostacei acquatici e ripariali. Lungo il percorso, inoltre, è situato un attivo e importante centro di inanellamento dell’avifauna.
Si snoda nell’ambito di un paesaggio molto articolato, caratterizzato da basse colline. Ai pianori sommitali, ricoperti da boschi di pino e leccio, si alternano valli e forre con tipologie di vegetazione più mesofile (cerro, carpino bianco) ove è possibile incontrare cinghiali, lepri e caprioli. L’avifauna è molto ricca, degna di nota è la presenza di una delle colonie di nibbio bruno più numerose del Lazio. Tra gli invertebrati si incontrano numerose specie tipiche di ambienti di pianura e di zone relativamente “fredde”. Molto interessante è anche l’area agricola contigua, ricca d’acqua, ove fauna domestica e selvatica convivono.
CONSIDERATE LE PARTICOLARI CONDIZIONI DEL TERRITORIO SI SCONSIGLIA IL PERCORSO PER COLORO CHE NON HANNO IDONEE CALZATURE DA TREKKING.