Presidenza della Repubblica

I Giardini

Il Boschetto

Il Boschetto era un'area del giardino allestita nel 1560 per volere del cardinale Ippolito d'Este, allora affittuario della Vigna di Montecavallo, la proprietà nella quale alla fine del '500 si iniziò la costruzione del Palazzo del Quirinale. Separato rispetto al resto del giardino tramite mura e alte siepi, il Boschetto si caratterizzava per un'originale organizzazione degli spazi, era infatti contraddistinto da una piazza rettangolare dalla quale si dipartiva un tridente di viali, con andamento inclinato rispetto alla geometria del resto del giardino. I viali erano coperti da pergolati e i restanti spazi erano occupati da una fitta vegetazione che dava un aspetto boscoso all'intera area.

Era uno spazio fresco e ombroso adatto al passeggio del cardinal d'Este e, successivamente, dei papi. Il Boschetto era arricchito da una fontana rustica, concepita come una sorta di montagnola, che costituiva l'elemento verso il quale convergevano i viali del tridente. Una descrizione del 1599 ci dà un'idea di come appariva questa zona: “…c’è un boschetto d’alloro, dove gli uccelli sostano volentieri e cantano. In estate vi si può passeggiare al fresco. Vi è anche una montagnetta artificiale ma dall’apparenza selvaggia (...) L’acqua cade da tutte le parti con gran fragore sulle rocce. Davanti c’è un bello spiazzo circondato da piante e muri."

Già alla fine del ‘500 scomparve il tridente di viali, tuttavia fu mantenuto il viale centrale con la sua peculiare inclinazione in asse con la Fontana Rustica. Questo impianto planimetrico e l'allestimento a bosco rimasero inalterati per quasi tre secoli, fino alla fine dell'800, quando l'area fu oggetto di una trasformazione in senso romantico, che mantenne la fitta vegetazione ma non le geometrie dei viali e della piazza. Nella prima metà del '900 l'area venne completamente svuotata perdendo definitivamente quelle caratteristiche che per secoli ne avevano fatto la zona più preziosa del giardino.

Il Giardino ritrovato

La Presidenza della Repubblica ha inteso riallestire a giardino quest'area, mettendo in atto un progetto su base storica. Il progetto ha privilegiato non la fase più antica estense, che sopravvisse meno di tre decenni, ma quella immediatamente successiva, documentata dalla fine del '500 alla fine dell'800. Si è dunque ricostituita la planimetria antica, ricreando anche la suggestiva prospettiva che collega visivamente, secondo un peculiare asse obliquo, la Fontana Rustica con l'ingresso ad una scala seicentesca che sale al piano nobile del palazzo.

La prima fase di studio si è focalizzata nella rivisitazione botanico-architettonica dell’originale impianto. Le modifiche obbligate, sono state apportate con il giusto dosaggio, mantenendo le fondamentali fughe prospettiche.

Il primo intervento colturale ha riguardato il patrimonio arboreo in un’ottica che rispettasse da un  lato le geometrie e dall’altro garantisse le prospettive di crescita dei vegetali. Si sono quindi rese necessarie, potature selettive di contenimento dei lecci (Quercus ilex) presenti nell’area, partendo dal maestoso esemplare sovrastante la “Fontana Rustica”, la potatura del quale limiterà sul sottostante mosaico l’incidenza dei danni procurati dal tannino emesso dalle sue infiorescenze.

Questi interventi di contenimento vegetativo hanno messo in risalto il primo tra i postulati di un giardino antico, ossia la crescita regolare del patrimonio delle specie vegetali. E’ noto infatti che il bilanciamento delle parti aeree  risulta essere fondamentale per una crescita ottimale delle piante, le quali in condizioni di insufficiente fotoesposizione, attuano la cosiddetta “fuga dall’ombra “, innescando un processo precoce di quiescenza vegetale.

Anche le siepi presenti nell’area interessata al recupero storico, sono state gradualmente sostituite, per restituire quel fondamentale effetto a quinte tipico di un giardino all’italiana.

In riferimento alle siepi, esse hanno giocato un ruolo fondamentale per ridisegnare e differenziare le due distinte aree del giardino classico. Infatti la divisione del teatro delle verzure che abbraccia la fontana di Gregorio XV, con i suoi giochi d’acqua, è stata limitata da una graduale struttura geometrica ad arte topiaria, costituita da Buxus pumila e da Buxus sempervirens.

Questo tipo di architettura con al centro una agorà, e con i giochi d’acqua della fontana conferiva al giardino rinascimentale un significativo spessore emotivo.

E’ opportuno ricordare che mai un giardino storico è stato concepito e realizzato rapidamente. Esso ha bisogno di competenza specifica, tempi di riflessione e dialoghi tra natura ed arte. In questa rivisitazione, quindi, si è tenuto conto della graduale ricerca degli equilibri e nell’esecuzione dei restauri si è prestata attenzione sulla cintura perimetrale, riposizionando pezzame di tufo ad opera incerta, onde meglio evidenziare gli stacchi nelle distinte aiuole.

Una volta divisi gli appezzamenti, si è attivata la procedura della rimozione dello strato superficiale, il posizionamento di uno strato drenante di argilla espansa e lungo tutte le assi del perimetro, sono stati posizionati tubi di convogliamento delle acque di scorrimento.

Tutte queste operazioni colturali, si sono rese indispensabili per garantire la crescita ottimale ed il lussureggiamento sia del tappeto erboso che degli esemplari collocati a dimora. Inoltre il drenaggio così progettato, eviterà in futuro lo scorrimento eccessivo delle acque salvaguardando il prezioso mosaico della Fontana Rustica.
La parte conclusiva del progetto, si è concentrata sulle due aree ai lati dell’ingresso principale che dal viale della serra, apre la prospettiva ad una completa vista dell’appezzamento.

Dopo aver messo a dimora il tappeto erboso, si è creata una perfetta ed armoniosa diversificazione tra lo stesso ed il bosco retrostante, impiantando una serie di Ophyopogon, un’erba tappezzante rustica e dal colore verde intenso.

La stessa pianta è stata utilizzata anche  a macchia di leopardo all’interno delle due aree boschive, creando un suggestivo effetto ad invito.

A completamento del boschetto ed in una logica storico- botanica, sono stati messi a dimora esemplari di arbustive, cespugliose ed arborescenti come la Phyllirea, il Lentisco, il  Mirto, l’Alloro ed il Leccio.

Nel sottobosco sono state impiantate invece alcune varietà di felci da esterno, come il Polystichum polyblepharum e di Hosta Fortunei, le quali hanno armonizzato l’habitat e creato le condizioni per una successiva naturalizzazione. I sesti di impianto, sono stati rispettati onde permettere una graduale e regolare crescita di tutte le specie presenti all’interno dell’area.