Il Quirinale racchiude al suo interno un giardino di circa quattro ettari, la cui storia è strettamente connessa con l’evoluzione del complesso monumentale.
Agli inizi del Cinquecento sul colle Quirinale, tra le ville patrizie e di cardinali, vi era quella della nobile famiglia dei Carafa, denominata “vigna di Napoli”. La villa includeva due edifici residenziali, ubicati rispettivamente a nord sulle pendici del colle e a sud sulla strada Pia, l’odierna via del Quirinale. Gli edifici, collegati tra loro da giardini, pergolati e cortili, erano separati tramite un muro di cinta dal giardino propriamente detto che si estendeva nella zona orientale della proprietà.
La prima sistemazione del giardino si deve al cardinale Ippolito d’Este, che nel 1550 prese in affitto la villa dei Carafa trasformandola in una delle dimore più eleganti di Roma, ricca di raccolte antiquarie. A quel tempo il giardino, realizzato da Girolamo da Carpi e Tommaso Ghinucci era articolato in viali, padiglioni e aiuole a cui si accedeva attraverso un viale di ingresso parallelo alla strada Pia. Da questo viale, un percorso a tridente convergeva ad un padiglione centrale con un ninfeo ornato da statue antiche e un altro padiglione, a pianta centrale in legno e fogliame, era sistemato nel luogo in cui nel Settecento sarà costruita la Coffee House. Una scalinata permetteva di raggiungere in direzione Trevi la zona inferiore del complesso, il “giardino d’abbasso”, in cui si trovava un ninfeo con statue di Apollo e le Muse, la cosiddetta “Fontana grande” estense, trasformata alla fine del Cinquecento nella Fontana dell'Organo (foto), tuttora esistente.
Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585), impegnato nell’edificazione del palazzo papale, lasciò immutato l’assetto del giardino e il suo successore Sisto V Peretti (1585-1590) si limitò ad arricchirlo di acque per l’alimentazione delle fontane con la creazione dell’Acquedotto Felice.
Il giardino ritornò ad avere un ruolo di rilievo con Clemente VIII Aldobrandini (1592-1605), che favorì la sistemazione di alcune fontane create da Ippolito d’Este e fece edificare la monumentale Fontana dell'Organo (stampa), celebre per gli impianti musicali azionati dalla caduta delle acque e per la ricchezza degli apparati decorativi. Secondo le cronache del tempo, nel giardino il papa “dava ricevimento agli ambasciatori ed alle personalità di riguardo”.
Agli inizi del Seicento, Paolo V Borghese (1605-1621) realizzò, nel rispetto del precedente impianto, la radicale trasformazione del giardino in un insieme monumentale e compiuto e Urbano VIII Barberini (1623-1644) ne progettò l’ampliamento verso le Quattro Fontane con l’inclusione della ex Vigna Boccacci, rimasta incolta ai margini della proprietà, facendo spianare e circondare di mura la zona più alta del colle, l’antico collis salutaris.
Nel Settecento, per volontà di Benedetto XIV Lambertini (1740-1758), in un punto panoramico del colle il giardino fu arricchito di una elegante Coffee House, edificata a partire dal 1741 dall’architetto Ferdinando Fuga e destinata dal pontefice a luogo di incontro e di cultura. L’edificio, costituito da un portico a tre arcate sui due fronti e da due ali prospettiche, si imposta su di una terrazza antistante la facciata, pavimentata a rombi di peperino bianco e rosa e con tre gradini di accesso. La lineare composizione architettonica è evidenziata dal fregio dorico della facciata, coronata dall’attico sul quale sono collocati dodici busti di togati. Sul prospetto posteriore, affacciato sulla città, una nicchia ospita il busto del papa. La splendida vista, che costituiva una singolare attrattiva per gli ospiti, è ora compromessa dall’imponente edificio sabaudo delle Scuderie da Tiro, completato nel 1875.
La sobria linearità dell’esterno contrasta con la raffinata eleganza delle tre sale interne, la cui decorazione fu completata entro il 1743. Il loggiato centrale, oggi chiuso da vetrate, funge da raccordo con il giardino e consente di accedere alle stanze: la saletta di destra presenta una volta decorata con eleganti stucchi che racchiudono quattro tele ovali con gli Evangelisti (1742) eseguite, come il dipinto al centro della volta con la Consegna delle chiavi, da Pompeo Batoni. Alle pareti, le grandi tele raffiguranti La Cananea ai piedi di Gesù e Il Buon Samaritano di Jan Frans van Bloemen detto l'Orizzonte e Placido Costanzi – autori rispettivamente dei paesaggi e delle figure – hanno la funzione di eleganti sopracamini. La saletta di sinistra, con una analoga decorazione a stucco, presenta dipinti su tela di straordinario pregio artistico: Cristo che raccomanda a Pietro il suo gregge, al centro della volta, e Quattro profeti di Agostino Masucci. Di grande valore sono le due tele di Giovanni Paolo Panini, poste sulle pareti lunghe, che rappresentano la Piazza del Quirinale (1733) e Piazza Santa Maria Maggiore (1742). Nel Coffee House il 3 novembre 1744 si svolse l’incontro di Benedetto XIV con Carlo di Borbone, re delle Due Sicilie, raffigurato dallo stesso Panini in un noto dipinto del Museo di Capodimonte a Napoli.
Nel corso del pontificato di Gregorio XVI Cappellari (1831-1846) fu attuata una riorganizzazione su vasta scala delle alberature, soprattutto nella parte verso le Quattro Fontane, che ne accentuò l’aspetto di giardino di gusto inglese. Particolarmente significativa fu la creazione, presso l’ala orientale del palazzo, di un labirinto arboreo con un obelisco al centro e la sistemazione, nel viale che conduce alla Porta Giardini della Manica Lunga, di una elegante fontana con tazza di marmo e vasca inferiore circolare, progettata dall’architetto Filippo Martinucci.
Tra gli interventi di età sabauda si ricorda la creazione della Fontana di Caserta, costruita di fronte al Coffee House su progetto dello scultore Giulio Monteverde per Umberto I (1878-1900), che include un gruppo scultoreo proveniente dal parco della Reggia di Caserta, con tre figure femminili sedute su di una roccia al centro di una vasca circolare.