Presidenza della Repubblica

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L'esposizione

L'affresco ritrovato

Il ritorno in Quirinale dell’ Adorazione dei pastori di Baldassare Croce


Torna in Quirinale, dopo più di un secolo, il grande affresco del 1611-1612 raffigurante l’Adorazione dei pastori.

Com’è noto gli affreschi, per loro natura, di rado si muovono dalle pareti sulle quali sono stati dipinti, ma in questo caso tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 occasionali esigenze di riassetto di un gruppo di stanze al pianoterra del Quirinale portarono alla rimozione dell’opera dalla parete della Cappella del Presepe.

Il dipinto decorava la parete d’altare e fu sacrificato allo scopo di aprire una nuova finestra affacciata sul porticato del Cortile d’Onore. Del resto la cappella, un tempo strategica nella vita del palazzo papale, dal 1870 non era più funzionale alle esigenze della corte sabauda e fu definitivamente smantellata eliminando l’altare e staccando l’affresco dalla parete. Il dipinto fu montato su un supporto mobile e fu inevitabilmente destinato a un deposito. Ai primi del ’900, infine, si decise di consegnare al Demanio questa ingombrante testimonianza del passato papale del palazzo, per poi affidarla alle Gallerie Nazionali d’Arte Antica.

Da questo momento, allontanato dal suo contesto, l’affresco entrò in un periodo di oblio e rapidamente si perse la memoria della provenienza dal Palazzo del Quirinale. E mentre l’opera manteneva un’antica attribuzione a un pittore toscano, il Pomarancio, gli studiosi scoprivano che la Cappella del Quirinale era stata affrescata da Baldassarre Croce, e naturalmente questi due dati divergenti resero ancor più difficile ricollegare l’affresco alla Cappella.

Solo recentemente l’incrocio di accurate ricerche storiche e documentarie ha consentito di ricollegare l’affresco con il suo vero autore e soprattutto ha permesso di ricostruire la sua appartenenza originaria alla Cappella del Presepe in Quirinale. In definitiva l’opera non era andata lontano: si trovava in una cassa conservata nei depositi di Palazzo Barberini.

Recuperata la sua vera identità, ora l’opera ritrova anche la casa d’origine, il Palazzo del Quirinale, grazie alla piena ed entusiasta collaborazione delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica, che hanno concesso il dipinto in comodato alla Presidenza della Repubblica. Così oggi l’Adorazione dei pastori torna in Quirinale, portando sulla sua pelle, ben leggibili, le “cicatrici” delle sue travagliate vicende. L’affresco ha inevitabilmente perso molto del suo originario splendore, ma è ancora in grado di evocare suggestioni e storie che ci riportano in uno dei tanti affascinanti momenti della lunga vita del Palazzo che è oggi sede della massima magistratura del Paese.


L’affresco rimarrà nella Sala del Mappamondo fino al 21 dicembre. Da gennaio entrerà a far parte del percorso di visita del Palazzo del Quirinale.


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